Ci sono occasioni e occasioni.
Nella vita, come nell’arte, la via del desiderio è lastricata con mattoni di gesso. Prima di metterci il piede non sai se potrai proseguire, se affonderai fino alla caviglia, oppure più semplicemente se lascerai l’impronta.
Era il 17 maggio del 2009, esattamente alla vigilia delle elezioni di cinque anni fa, quando pubblicai i miei desideri su Facebook, nella nota che segue. Al tempo, questo strumento chiamato Facebook non era ancora così “affollato” e frequentato, e le opinioni o le occasioni di confronto via web erano ancora minime.
Ebbene, nel corso di questi anni quelle occasioni si sono moltiplicate, per confluire in quello che sempre più spesso appare oggi come un eccesso di ridondanza digitale. Dunque potrebbe non aver alcun senso riproporla oggi, 16 maggio 2014, in una ricorrenza di date e avvenimenti davvero singolare.
Invece, rileggendola, trovo giusto riproporre quella testimonianza per una ragione semplicissima: a distanza di cinque anni quei desideri non sono cambiati. Tutt’altro.
No, checchessenedica, dopo cinque anni devo constatare che i desiderata espressi in quella nota sono più vivi che mai, e sono ancora quelli.
Non è questo il terreno dei bilanci politici, né dello scontro elettorale. Quelli appartengono alla propaganda, alla campagna elettorale, e agli argomenti che i candidati hanno saputo o sapranno proporre con, mi auguro, un occhio molto attento alle competenze. Sì, perché oggi più che mai abbiamo bisogno di persone che possiamo definire “capaci” non per semplice indole o ambizione personale ma per il tempo che potranno dedicare alla programmazione e gestione della cosa pubblica, rinunciando al loro lavoro personale, e per il curriculum di studi e di esperienze che portano in dote con la loro elezione.
Sì, perché a quei candidati è come se dessimo la chiave di casa, quella dell’auto, il bancomat o il portafogli e un accesso h24 a quella telecamera immaginaria che non vediamo ma che soprintende ad ogni singolo avvenimento della nostra vita: passata, presente e, soprattutto, futura.
Io, prima di mettere una crocetta su un simbolo o su un nome, pensando di avere un tornaconto solo perché si tratta di un amico o di un parente, oppure perché me l’ha chiesto questo o quello, ci rifletterei.
Ecco la nota:
CARO AMMINISTRATORE del XXI secolo
Lettera aperta
del 17 maggio 2009 alle ore 15.01
– La cultura è a monte di ogni progresso –
CARO AMMINISTRATORE
Caro politico, prossimo amministratore pubblico, sindaco, assessore, consigliere, dirigente,
mi chiamo Federico, sono un tuo concittadino, e ti scrivo per significarti quanto segue.
Non so se ti voterò o meno, non credo abbia molta importanza, e al di là di questo, poiché so che sarai chiamato a tutelare i miei interessi, ritengo utile rivolgermi direttamente a te, spiegandoti quali essi siano, prima che tu ti debba disturbare a chiedermeli…
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