Sì, è vero, siamo fatti per andare. E prima o poi tocca a tutti. Eppure di noi qualcosa rimane. Di ognuno qualcosa resta, almeno per un po’, nel ricordo amorevole dei congiunti, nelle parole degli amici, tra il dispiacere dei conoscenti. Dell’artista resta qualcosa che va un po’ più in là. Come per un uomo o una donna che hanno fatto opera di bene, dell’artista rimane l’umanità che ha riversato nel suo lavoro, spesso a discapito di emozioni contrastanti quando era in vita.
Il suo diario sembra quasi profetico e beffardo. “Back home… in viaggio verso casa” è l’ultima foto inserita sul suo diario ufficiale di Facebook. “L’anno che
verrà” è la foto del badge dell’omonima trasmissione RAI, postata il 31 dicembre.
Non ci sono dubbi. l’anno che verrà è l’anno del tuo ritorno a casa. Di te resteranno melodie struggenti e il suono armonico di una regione che con le sue contraddizioni è il paradigma di un paese intero.
Così le opere sopravvivono all’uomo. Nel bene e nel male esse rappresentano la testimonianza tangibile del nostro transito terreno, almeno per chi crede che così sia, o mal che vada sono il lascito a futura memoria per le generazioni che saranno.
Pino Daniele se n’è andato così, improvvisamente, lasciando un vuoto nel mondo della musica che non ha molti precedenti di pari intensità. Il suo lavoro e le sue opere trascendono i ghirigori del pentagramma e si fanno poesia, storia contemporanea di una regione e allo stesso tempo di un paese intero.
“Napule è”, manifesto di una città e iconografia del sud partenopeo, Pino Daniele la scrisse a soli 18 anni, nel 1977. Un quadro, una tela musicale, un racconto, una melodia struggente, un piccolo suggestivo capolavoro. Napoli e l’arte dei maestri poeti.
Piace ricordarlo con Troisi, Pino Daniele, un altro maestro che, di emozioni, ne ha sapute regalare.
Per la cronaca, invece, ci sono le agenzie ANSA.