Un intervento per la Fiorita nepesina
– Eccoci!
Entrano nello studio a passo deciso, Laura, Mirella e Regina. Entrano con l’espressione grave di chi ha qualcosa di molto importante da dire.
– Abbiamo bisogno del tuo aiuto!
Ecco, si può riassumere semplicemente così, la volontà manifestata da queste donne di non veder morire quella tradizione, che appartiene a moltissimi paesi, di cospargere il centro storico con un tappeto di fiori in occasione della celebrazione religiosa del Corpus Domini.
A Nepi si chiama “fiorita”. “La Fiorita“, con la F maiuscola.
Già, chi di noi non ha almeno un ricordo legato a questo avvenimento che si ripete di anno in anno?!
Chi di noi, cresciuto nell’armonia di un paese piccolo ma colloquiale, che restituiva tutto integro il senso di una comunità, non ha almeno un’immagine nell’album dei ricordi con su il vestito della domenica, a fianco di quella guida policroma fatta di fiori allestita sui sanpietrini del corso, sulla stella di piazza, o sull’asfalto delle vie storiche del centro?!
Eppure questa ricorrenza è andata via via scemando. Si è addormentata lentamente, con guizzi di vivacità estemporanei, come l’entusiasmo degli abitanti di Nepi, presi da mille altre urgenze e sempre più distanti dalla loro storia.
La Fiorita è senz’altro un atto di devozione. Il suo legame alla cerimonia religiosa che la accompagna e alla quale fa da cornice è indiscutibile. Dunque per molti, legittimamente, il senso primo e ultimo del tappeto di fiori è il suo legame intrinseco con un atto di fede che è individuale, personalissimo e privato. Tanto privato da non farne argomento di chiacchiera oziosa qui. La fede, si sa, non è un tema sul quale intavolare discussioni se non nelle sedi appropriate, con il massimo possibile del rispetto e dell’ascolto.
Eppure c’è n’è un altro di aspetto che va considerato: quello folcloristico. La tradizione, ovvero il folclore della manifestazione, non è più un atto privato di compartecipazione, sul quale non si può far altro che prenderne atto. No. La tradizione è un patrimonio culturale collettivo. Si tratta della cosiddetta “cultura immateriale“, che non prevede un prodotto artistico da distribuire ma piuttosto una testimonianza di vita da salvaguardare. Una testimonianza che passa di mano da generazione a generazione, che fa di questi avvenimenti il momento utile per una rinnovata coesione sociale. Ritrovarsi a lavorare insieme infatti, disegnare, raccogliere, stipare, alzarsi la mattina presto o fare notte per riempire una strada di colore, significa trovarsi, ritrovarsi e conoscersi. Inoltre, beninteso, significa proteggere la nostra storia, il lavoro e la passione delle generazioni precedenti e, dunque, un’occasione di portare avanti il buon nome di una collettività che, in questo caso, si chiama paese: Nepi.
Nepi per Nepi.
Al di là delle convizioni personali, anche al di là della fede individuale, il patrimonio culturale e folcloristico della fiorita appartiene a un paese intero e, come tale, va aiutato e protetto. Da cosa? Dal sonno in cui rischia di scemare.
Il centro storico non è più densamente popolato come un tempo. Molti dei suoi abitanti sono anziani, molti altri, stranieri. Ciò significa che, sebbene in molte parti del percorso la fiorita è più bella che mai, in altrettante porzioni manca la sostanza, la forza lavoro, a volte anche l’entusiasmo.
Allora ecco che bisogna dare il benvenuto a queste pie donne e con loro a questa iniziativa. Laura, Lorena, Mirella, Regina e tutte le altre. Pur nella certezza che non si riuscirà in un solo giro a risollevare le sorti di un evento di per sé affaticato dal nostro tempo, non si può non accogliere questo loro appello alla salvaguardia della tradizione. Sì, perché è nelle radici, negli usi e nelle consuetudini come la Fiorita, che si ritrova il senso di una comunità. Conservare, prima d’essere un’esigenza, è una scelta. E questo è solo uno dei passi possibili, forse ancora non troppo efficace, forse non troppo ben organizzato, ma necessario.
Sì, perché l’importante non è “riuscire”, ma provarci.
Federico Caramadre
E tu, vuoi dare il tuo aiuto?
Contattaci!
Si inizia intanto da qui, serve aiuto specialmente dalle persone che non abitano nel centro storico!
Lorena Morresi
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Si potrebbe immaginare di prolungare la durata del tappeto di fiori, come ad esempio succede in alcuni paesi limitrofi di Nepi, dove la “fiorita” è visibile anche di pomeriggio.
Giacomo Amadeo
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Una volta le donne raccoglievano un sacchetto di fiorita da usare, d’inverno, durante i temporali più violenti, per calmare l’ira del Cielo.
Se ne prendeva un pujelluzzo e si gettava nel fuoco del camino al termine di una serie di Pater-Ave-Gloria.
Giocondo Gregori
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Inserire anche i professionisti del settore (fioristi e vivaisti nepesini) con spazi dedicati.
Roberto Cresca
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Si andava a rubare il bussolo, si scavalcavano i recinti di proprietà con qualche cane addosso, ma ciò che si viveva era meraviglioso. C’erano condivisioni di generazioni.
Rosella Palazzini
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