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Lockdown e Spettacolo – Come sarà il teatro dei prossimi 2 anni?


Lockdown e Spettacolo – Il teatro futuro prossimo

Il Teatro dei prossimi 2 anni?
di Patrizio Cigliano

E’ un post lunghetto e fondamentalmente per addetti ai lavori, ma credo possa farci vedere la situazione nella sua preoccupante realtà. Ovviamente non sarà esaustivo, ma affronta alcune imminenti verità e delinea una semplice ma (credo) realistica e veloce possibilità di intervento. Fermo restando il principio per cui l’ultima parola dovrà necessariamente venire dalla Scienza, perché ogni ritorno alla normalità definitiva (!) potrà attivarsi solo con un vaccino da diffondere a TUTTA LA POPOLAZIONE DEL MONDO fino all’auto-eliminazione del Virus per impossibilità di contagio (ci sono precedenti? Mi sa di no…), voglio provare ad analizzare con freddezza ma mooolta lucidità la situazione in riferimento al Teatro. teatro_san_pellegrino_sipario

Ci saranno delle durezze, ma credo molto concrete: il mio non è disfattismo, cerca solo di essere analisi. E proposizione. E sono apertissimo al confronto. E affronterò la faccenda in termini spiccioli e concreti e soprattutto contemporanei e pratici.

Parto dal fatto che ci sono innumerevoli produzioni che hanno visto sospesi gli spettacoli, quindi è molto drammaticamente facile fare delle previsioni. Per le prossime due stagioni ci saranno (giustamente) da recuperare gli spettacoli sospesi, quindi i teatri daranno la precedenza (sempre giustamente) a chi è “già pronto” e deve rientrare della produzione “in fieri”. Per dare spazio a tutti gli spettacoli, le tenute saranno brevi, al massimo una settimana: più spettacoli in ogni cartellone. E le produzioni nuove saranno poche o zero: inutile mettere altra carne sul fuoco, l’offerta (bloccata) già c’è. Gli attori che erano nei progetti sospesi pregano che si riprendano, e chi non era in giro, prega in sostituzioni, perché le novità, per un po’, saranno davvero pochissime, anche per ovvie ragioni economiche. Quindi oggettivamente pochissimo lavoro. Chi ce l’aveva, per un po’ galleggerà; chi non ce l’aveva colerà a picco. Ma non è tutto. Finché non arriverà il vaccino, si applicherà il distanziamento sociale, quindi gli incassi saranno ridotti di 1/3, ma soprattutto: quanta gente verrà nei teatri, con queste premesse? Già non era un momento particolarmente generoso, da parte del pubblico: l’Argentina con solo 1/3 di platea, e di venerdì, l’ho visto con i miei occhi! Quindi pochissimo pubblico, distanziato e mascherato! Evidente crollo di incassi. Senza il vaccino, poi, anche gli attori avranno di che preoccuparsi, in scena e in prova… come si farà? Probabilmente NON si farà, oppure TUTTI reciteremo con la mascherina. Se reciteremo. E Romeo e Giulietta con la mascherina non ci stupirà più di tanto! Oppure le produzioni ci faranno il tampone, se affidabile, e/o ci chiederanno l’esame del sangue per sapere chi di noi ce l’ha già avuto, sviluppando gli anticorpi – sempre che la Scienza abbia dimostrato l’impossibilità della recidiva. Le produzioni incasseranno clamorosamente poco e chiederanno sacrifici agli attori, con paghe bassissime. Si vedrà chi accetterà. Prevedo (saggiamente e umilmente) tutti.

mecenate_campagna_teatroIn questa realistica tragedia, il settore, già malato, dovrebbe essere sostenuto dallo Stato (centrale, regioni, comuni), ma lo Stato NON ha tutti questi soldi, e quelli che ha li gira per cose che da sempre ritiene più urgenti della cultura (sanità, sicurezza…). Quindi NON ci saranno aiuti rilevanti. Default totale del sistema teatrale (nell’annunciato default generale). Tutti gli addetti ai lavori, in gravissima crisi di sussistenza. E non solo economica, ma anche (non sottovalutiamolo!) psicologica, e tutti noi sappiamo quanto il fattore emotivo, per noi sia dominante! Siamo fragili, e l’arco di tempo che ci si prospetta davanti è davvero lungo! Per troppa gente! La catastrofe (usiamolo, questo termine, perché al momento non ce ne sono altri, per il nostro settore) dovrà portare ad una NECESSARIA REVISIONE GENERALE (e questo paradossalmente potrebbe essere un bene) . Che ORA va inventata. E che come in tutte le gravi emergenze non può che essere drastica. Bisogna AIUTARE il sistema teatro, ORA!

teatro_argentinaCosa si potrebbe fare per non falcidiare l’intera categoria? …Io un’idea ce l’ho avuta: non esaustiva ma percorribile, forte, precisa e persino facilmente applicabile!
Con OBBLIGO DI LEGGE, il Ministro Franceschini potrebbe disporre che le produzioni ricche e gli stabili/nazionali (E TUTTI QUELLI CHE PRENDONO I SOLDI DAL FUS!) SCRITTURINO PER OGNI PRODUZIONE PERSONALE DIVERSO, con un minimo di 6 attori + personale vario, per almeno 3 stagioni. Con precedenza a chi ha famiglia, redditi bassi (ISEE) o disabili ecc. Tutto personale nuovo per ogni spettacolo: attori, maestranze, registi ecc. Lavoro per tutti. TUTTI! Stop ai Clan e alle famiglie! AIUTARE LA CATEGORIA!! Avviare una sorta di rotazione a ricambio continuo. Chi prende i soldi dallo Stato, li ri-distribuisce nel settore allargando le collaborazioni. DANDO LAVORO al maggior numero di irrisione, e non solo a quei 15/20 con cui fa tutti gli spettacoli. “Eh, ma io mi trovo bene con quei 15/20!” – “ti paga lo stato? Distribuisci al massimo delle tue possibilità quei soldi!”. …Ovviamente, paghe calmierate e riduzione drastica delle super paghe-succhia-budget delle star per NECESSARIA ridistribuzione del denaro. E per i teatri che prendono soldi dallo Stato, OBBLIGO di rapporto 5 a 1 tra repertorio e novità italiana: ogni 5 produzioni contemporanee, 1 classico (rapporto che c’è in TUTTO IL MONDO: da noi è l’inverso!). E STOP agli spettacoli con soli 2/3 attori. Minimo 6 (e restano pochi!) …Spinta propulsiva alla necessaria riqualificazione della Drammaturgia Contemporanea. Opportunità di grande risveglio teatrale, fermo da metà anni ‘90. Quindi più lavoro per tutti: dai registi ai macchinisti, agli autori. Si farebbe del bene alla categoria tutta, e si attiverebbe persino un provvidenziale (necessario da anni!) smottamento del terreno, da cui certamente germoglierebbero nuovi frutti. Nel disastro, potrebbe essere l’occasione per azzerare le vecchie modalità e attivarne di nuove. E il cambiamento porta sempre a qualcosa di positivo, specie quando interviene dopo decenni di evidente stallo. Rinascita sia sul piano occupazionale che artistico, che creativo, che produttivo. E soprattutto SOCIALE, perché il teatro resta comunque il primo Mass Media dell’Umanità. Il pubblico conoscerebbe nuove realtà che ora può trovare solo nell’Off, che ha zero visibilità “vera”.

patrizio-ciglianoOvviamente chi ha costruito le sue programmazioni mettendoci sempre gli stessi “nomi da chiamata” non condividerà mai, continuando ad alimentare i vizi che hanno impantanato il teatro italiano da fine anni ‘80 ad oggi, ma fino all’avvento del vaccino soffrirà anche lui, e molto, quindi credo che sarebbe molto più “furbo” credere nel necessario cambiamento di rotta, agevolando una vera rivoluzione artistica, da cui tutto il sistema, livellandosi, uscirebbe decisamente più equo e coeso. Ma una tale rivoluzione, sarebbe attuabile SOLO con imposizione dall’alto, come nel 1913 diceva Karl Valentin nel suo paradossale/preveggente “Teatro dell’Obbligo”. E quindi con intervento politico, e non emozionale. Suggerisco di aprire un serio dibattito con il Ministro e i vari Assessori, perché davvero, da questo disastro, nulla sarà come prima!

…E ci metto la faccia.
Patrizio Cigliano