I Camion Bar devono uscire dal centro di Roma? | Vietati per legge |


Roma

Roma

I camion bar, i chioschetti su quattro ruote che vendono bibite colorate, acqua, panini e ammennicoli vari, spesso a caro prezzo e cui da sempre siamo abituati, sono da considerarsi fuori dal centro storico, lontano da monumenti e dai luoghi di pregio di Roma capitale.
In altre parole, lontani dalle zone in cui flussi turistici di un qualche interesse giustifichino lì la loro attività: questione di “decoro urbano”.
Sono circa 150 operatori, cui verosimilmente corrispondono 150 mezzi. Pare che appartengano tutti allo stesso gruppo.
Ora, questo post non vuole intavolare ragionamenti di carattere politico, ma solo ed esclusivamente di tipo estetico.
In questo senso c’è da chiedersi cosa ci sia di “indecoroso” in quei camioncini colorati.
Si dice che la loro presenza “inquini” gli scorci e le vedute più belle di Roma. Può essere. Ma è davvero così?! Oppure si tratta solo di un problema legato alla loro “appartenenza”, ovvero alla proprietà, riconducibile ad un’unica famiglia?!
Non volendo qui trattare il carattere di opportunità o meno di un monopolio di fatto che potrebbe essere discusso e discutibile, concentriamoci invece per una volta su quello che quei mezzi rappresentano, ma che rappresentano davvero, da un punto di vista dell’immagine e se siano più o meno opportuni, al di là della loro provenienza. Se si ragionasse solo in questi termini, infatti, il problema sarebbe riconducibile solo a una questione di forma, la forma del furgone, ovvero la sua immagine.

Un esempio: il sud partenopeo, come le puglie, vedono da tempo la diffusione di quegli “apetti” che servono un po’ a tutto. Tricicli motorizzati che fanno da taxi, da bar, da punto informazioni. Da questi attrezzi motorizzati passa l’immagine dell’italianità che tanto piace all’estero. Decisamente sì.

Ape Taxi

Ape Taxi

Ape calessino bar con brand

Ape calessino bar con brand

Apetto Bar all'estero

Apetto Bar all’estero

L’Italia e “l’italianità”, ovvero l’immagine che tanto seguito ha all’estero, al pari delle nostre ricchezze d’arte, è un coacervo di luoghi comuni e caratteristiche intrinseche. L’immagine vincente dell’Italia, il suo “brand”, è fondato da un lato sui suoi bellissimi monumenti, ma anche dal suo folclore, dalle sue tradizioni popolari, dai paesaggi e gli scorci, insomma da tutto quell’insieme stratificato che rappresenta la nostra cultura millenaria, materiale e immateriale.
Se il problema fosse l’immagine del centro di Roma, si potrebbe dire che la romanità passa anche dalla presenza di questi ambulanti, che da sempre certificano la consistenza di un interesse turistico nei luoghi in cui vanno a stazionare. Da sempre, dove questi camioncini sono presenti si percepisce immediatamente che lì intorno c’è qualcosa di interesse. Proprio così. Per i romani e non solo, vedere un camioncino bar fuori dell’ingresso di un parco storico o nei pressi di un monumento, rappresenta un segnale chiaro: si è arrivati a destinazione. Il chiosco è da sempre il simbolo della gita, il segno inconfondibile che si è giunti al centro, la certezza che lì vicino, da qualche parte, ci sia qualcosa di bello da vedere. Sono il segno tangibile che si è nel posto giusto e assolvono a più compiti contemporaneamente: meglio della cartellonistica e della segnaletica turistica, i chioschetti sono un luogo sicuro di riferimento, a volte in mezzo a giardini dove è difficile trovare un bar, un sorso d’acqua, un’informazione turistica.
Non c’è niente di romantico. Quando si vedono accalcati a ridosso di piazze prestigiose, già ampiamente servite da bar e servizi, l’interrogativo appare legittimo.

Il problema semmai è altro: il numero elevato, le lobby, il rispetto delle norme igienico-sanitarie.
Eppure la cura sembra essere più dolorosa della malattia. Se fossero troppi nello stesso posto, basterebbe considerare dei limiti per ogni luogo di interesse culturale o turistico e assicurare il diritto a una rotazione tra i vari operatori. Via la licenza e i permessi a chi non rispetta le norme igienico-sanitarie, via i cartelli (che nel paese delle lobby è tutto dire), via gli abusivi.

Chiosco bar Roma

Chiosco bar Roma

Al di là della scelta di un momento assurdo per prendere una decisione di questo genere, data la difficile condizione economica di molti italiani, cacciarli “per legge”, come previsto nel Testo unico sul Commercio della Regione Lazio, con l’obiettivo di migliorare il decoro urbano appare una scelta discutibile. Il dibattito è aperto.

Per gentile concessione di Albert Comics

Per gentile concessione di Albert Comics